Fermatevi un attimo. Provate ad immaginare una realtà virtuale, nella quale ognuno con il proprio avatar è libero di fare qualunque cosa: esplorare il mondo, teletrasportarsi, socializzare, partecipare a varie attività, utilizzare una valuta virtuale e molto altro ancora.
No, solamente per adesso, tutto questo non è appunto ancora realtà. Si tratta invece, per chi non avesse colto il riferimento, del mondo virtuale (MUVE) reso da Second Life, piattaforma informatica lanciata nel lontano 2003, dalla società americana Linden Lab, che integrava al suo interno strumenti di comunicazione sincroni e asincroni.
Ma perché parlare di Second Life? A distanza di una ventina di anni, Second Life è un esempio perfettamente calzante di quello che può essere definito un «metaverso». Questa parola vi torna lontanamente familiare?
Ebbene sì, non state vaneggiando, ma avete colto nel segno. È di questi giorni, infatti, una notizia che ha lasciato parecchi estremamente sorpresi. Facebook Inc., l’impresa statunitense fondata da Mark Zuckerberg nel lontano 2004, cambia nome.
Dal 28 ottobre 2021, il suo nuovo nome è Meta. La parola “meta”, spiega Zuckerberg: «deriva dalla parola greca che significa oltre. Per me, simboleggia che c’è sempre altro da costruire».
E quello pensato da Zuckerberg, o almeno nelle sue intenzioni, è un altro mondo, virtuale e multimediale, che supera quella fantascienza immaginifica che Second Life aveva proposto.
Il cambiamento da Facebook a Meta è dunque un passaggio fondamentale per iniziare un nuovo tipo di narrazione, anche perché, come sostiene il Ceo di Meta, il nome Facebook non era più rappresentativo di tutto quello che l’impresa, ad oggi, è capace di offrire: Facebook, Instagram, WhatsApp e Oculus.
Come spiega Zuckerberg: «Oggi siamo visti come una società di social media, ma nel nostro dna siamo un’azienda che costruisce tecnologia per connettere le persone e il metaverso è la prossima frontiera proprio come lo era il social networking quando abbiamo iniziato».
Dunque, le potenzialità del metaverso sembrerebbero infinite e non solo Facebook sta dimostrando il proprio interesse verso tale realtà. Lo stesso Zuckerberg ha confermato che il metaverso non sarà proprietà esclusiva di qualcuno, ma dovrà essere definito come uno spazio da costruire insieme.
D’altronde, il nuovo logo, che i designer hanno disegnato come una sorta di simbolo dell’infinito, che ricorda un visore stilizzato per la realtà virtuale di tonalità blu (lo stesso colore identificativo del marchio Facebook), rappresenta proprio quello spazio comune definito prima, in cui gli utenti saranno capaci di spostarsi attraverso e attorno ad esso.
«Non si tratta di trascorrere più tempo di fronte agli schermi: si tratta di rendere migliore il tempo che già ci trascorriamo», ha scritto Zuckerberg nella sua lettera fondativa di Meta. Pronti per questa nuova avventura?